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.«C hicagon.«Chicago non mi piace)), dissi.«A me sin.Finii di Sere.Anche lei fini di bere.Valencia spinse il contoverso di me.«Ti dispiace pagare questo? Ho preso anche un'insalata di gamberi)).Tirai fuori la chiave per aprire la portiera.«È questa la tua macchina?».«Sin.«E ti aspetti che io salga su un catorcio del genere?».«Senti, se non vuoi salirci, non salirci*.Valencia sali.Tiro fuori lo specchietto e comincio a truccarsi mentre io guidavo.Non eravamo lontani da casa.Parcheggiai.Entro in casa e disse: «Questo posto fa schifo.Hai bisogno di qualcuno che te lo pulisca».Tirai fuori la vodka e il 7-UP e preparai da bere.Valencia si tolse gli stivali.Dov'è la macchina per scrivere? N.«Sul tavolo della cucinan.aNon hai una scrivania? Credevo che gli scrittori avessero una scrivania».cCerti scrittori non hanno neanche il tavolo della cucinan.aSei stato sposato?», chiese Valencia.@Una volta*.NE cos'e successo?n.((Abbiamo cominciato a odiarci».«Io sono stata sposata quattro volte.Vedo ancora i miei ex- mariti.Siamo rimasti amici».uBeviw.«Mi sembri nervoso)), disse Valencia.«No, sto benen.Valencia fini di bere, poi si stese sul divano.Mi appoggio la testa sulle ginocchia.Cominciai ad accarezzarle i capelli.Le versai ancora da bere e continuai ad accarezzarle i capelli.Le vedevo i seni dentro la camicetta.Mi chinai e le diedi un lungo bacio.La sua lingua mi saettava dentro e fuori dalla bocca.La odiavo.L'uccello mi stava diventando duro.Ci baciammo an- cora e le infilai una mano nella camicetta.«Lo sapevo che ti avrei incontrato un giornow, disse lei.La baciai di nuovo, violentemente, questa volta.Lei senti l'uccello duro contro la testa.«Ehi!n, disse.«Non e nullan, dissi io.aCol cazzo», disse lei.«Che cosa vuoi fare?».aNon so.».«Lo so ion.Valencia si alzo e andò in bagno.Quando usd fuori era nu- da.Si infilo sotto le lenzuola.Io bevvi un altro bicchiere.Poi mi spogliai e mi infilai nel letto.Tirai indietro il lenzuolo.Che tette.Era tutta tette.Feci del mio meglio per tenerne ferma una con la mano e cominciai a succhiare il capezzolo.Non si induri.Mi spostai sull'altra tetta e cominciai a succhiare il capezzolo.Niente.Gliele massaggiai in lungo e in largo.Ci infidai I'uccello.I capezzoli restarono molli.Le appoggiai l'uccello alla bocca e lei voltò la testa dall'altra parte.Presi in considerazione l'idea di bruciarle il culo con una sigaretta.Che ammasso di carne.Una puttana scoppiata, finita.Di solito le puttane me lo facevano rizzare.Anche adesso era ritto ma non riuscivo a metterci I'a- nima.«Sei ebrea?,, le chiesi.«Non.«Sembri ebrea,.«No».«Abiti nel distretto di Fairfax, vero?,.aSi».«I tuoi genitori sono ebrei?n.esenti, che cosa sono tutte queste stronzate sugli ebrei?,.«Non prendertela.Alcuni dei miei migliori amici sono ebrei».Le massaggiai un altro po' le tette.«Mi sembri spaventato», disse Valencia.«Mi sembri rigidan.Le feci dondolare l'uccello davanti al naso.«Ti sembra spaventato, questo?^.«Mi sembra orribile.Da dove vengono tutte quelle vene gon- fie?~.«A me piaccionon.La presi per i capelli, le spinsi la testa contro la parete e co- minciai a succhiarle i denti guardandola negli occhi.Poi comin- ciai a toccarle la fica.Ci volle un bel po' per eccitarla.Ma alla fine cominciò ad aprirsi e le infilai dentro un dito.Mi diedi da fare con la clitoride.Poi le montai sopra.Le misi dentro I'uccel- lo.Stavamo proprio scopando.Non avevo nessuna voglia di farla godere.Valencia aveva una bella presa.Ero tutto dentro ma lei sembrava non accorgersene nemmeno.Non me ne fre- gava niente.Pompai e pompai.Un'altra scopata.Lavoro di ri- cerca.Non mi sembrava affatto di violarla.La povertà e I'i- gnoranza si costruivano la loro verità.Valencia era mia.Era- vamo due animali nella foresta e io la stavo assassinando.A- desso cominciava a piacerle.La baciai e trovai le labbra final- mente aperte.Cominciai a darci dentro sul serio.Le pareti az-zurre ci guardavano.Valencia comincio a gemere piano.Quei gemiti mi spronarono a continuare.Quando lei usci dal bagno ero già vestito.Sul tavolo c'erano due bicchieri pieni.Li sorseggiammo.nCom'è che abiti nel distretto di Fairfax?)), le chiesi.«Mi piace)).«Ti accompagno a casa?».((Se non ti dispiace».Abitava due is'olati a est di Fairfax.«Ecco la mia casa», disse, «quella con la porta schermata)).((Sembra un bel posticino)).«Si.Vuoi salire? n.«Hai qualcosa da bere?)).«Ti piace lo sherry?)).«Certo.».~ntrammo.C'erano degli asciugamani per terra.Valencia li caccio sotto il divano con un calcio, passando.Poi arrivo con lo sherry.Era robaccia.((Dov'è il bagno?)), le chiesi.Tirai lo sciacquone per coprire il rumore; poi vomitai tutto lo sherry.Tirai di nuovo lo sciacquone e uscii fuori.«Un altro po' di sherry?~, chiese lei.«Certo».«Sono venuti i bambini),, disse, «ecco perché c'e questo casi- no».«Hai dei bambini?)).((Si, ma li tiene Samn.Finii di bere.((Be', senti, grazie per io sherry.Adesso devo andare)).«Va bene, hai il mio numero di telefono;).«Si».Valencia mi accompagnò alla porta schermata.Ci baciam- mo.Poi andai alla Volks.Salii e mi allontanai.Girai l'angolo, parcheggiai in seconda fila, aprii la portiera e vomitai il secondo sherry.Vedevo Sara ogni tre o quattro giorni, a casa sua o a casa mia.Dormivamo insieme ma non scopavamo.Ci andavamo vicino ma non lo facevamo mai.I comandamenti di Drayer Baba avevano molta presa su di lei.Decidemmo di passare assieme le vacanze di Natale a casa mia.Sara arrivò il 24 verso mezzogiorno col suo furgone Volks.La guardai parcheggiare.poi le andai incontro.Sul tetto del fur- gone c'erano delle assi di legno.Doveva essere il mio regalo di Natale.Mi avrebbe fabbricato un letto.I1 mio letto era una presa per il culo: un semplice saccone a molle col materasso tut- to sfondato.Sara aveva anche comprato un tacchino organico con tutti i contorni.Quello dovevo pagarlo io, insieme al vino bianco.E poi c'erano dei regalini per tutt'e due.Portammo dentro le assi, il tacchino, le provviste e i regalini.Misi fuori dalla porta il saccone, il materasso e la testiera con un cartello: «Gratis».La testiera sparì per prima, poi il saccone, e alla fine qualcu-- no si prese anche il materasso.Era un quartiere povero.Avevo visto il letto di Sara a casa sua, ci avevo dormito e mi piaceva.I materassi normali non mi erano mai piaciuti, almeno quelli che potevo permettermi di comprare.Avevo.passato piu di meta della mia vita in letti che sarebbero andati bene per in- dividui a forma di lombrico.Sara si era fabbricata il letto da sé e adesso ne avrebbe fatto uno anche per me.Una solida piattaforma di legno sostenuta da sette piedini quattro per quattro (il settimo proprio nel mezzo) sormontata da uno strato di solida gommapiuma spessa 12 centimetri.Sara aveva delle ottime idee.Io tenni ferme le assi mentre Sara piantava i chiodi.Era brava col martello.Pesava solo 50 chili ma bisognava vedere come li piantava, quei chiodi.Sarebbe stato un bel letto.Non ci volle molto a Sara per costruirlo.Poi lo provammo - non in senso sessuale - con la benedi.zione di Drayer Baba.Andammo in giro a cercare un albero di Natale.Non che a- vessi molta voglia di avere un albero (da bambino avevo avuto Natali tristissimi), quindi quando trovammo tutti i depositi vuoti non mi disperai.Sara invece era infelicissima, mentre tor-navamo a casa.Ma dopo qualche bicchiere di vino bianco riac- , quistò il buon umore e cominciò a girare per le stanze appen-dendo decorazioni natalizie, luci e festoni dappertutto, i festoni anche nei miei capelli.Avevo letto da qualche parte che la vigilia e il giorno di Na- tale c'erano piu suicidi che in qualunque altro giorno dell'anno.Evidentemente la vacanza non aveva niente a che fare con la Nascita di Cristo [ Pobierz całość w formacie PDF ]
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